di Alessandro Graziadei (Unimondo) Io non mangio niente che abbia dei genitori. Jonathan Safran Foer
Vegeta… che? Le ragioni della dieta vegetariana e vegana Una scelta “cruelty free”, ovvero di assenza totale di prodotti animali nella propria vita di consumatori è un fenomeno oggi sempre più diffuso, ed è affiancato da una crescente produzione di periodici dedicati, libri e siti internet, nonché dalla nascita di numerose associazioni locali e nazionali, oltre che da una presenza in crescita sul mercato di alternative alimentari. Le ragioni che comunemente sono alla base di una scelta vegetariana includono preoccupazione per l’ambiente e attenzione per la salute, motivazioni etiche e di rispetto per la vita animale, oltre a principi filosofico-religiosi. Per l’ambiente. L'impatto ambientale di un onnivoro è equivalente a quello di 7 vegetariani e di circa 20 vegani. Come mai non si pensa a questo dato di fronte alla scelta vegetariana? Eppure la zootecnia è da anni una delle cause primarie dell’origine dell’inquinamento e del riscaldamento globale e tutto il ciclo della produzione della carne e dei prodotti animali è responsabile di un’enorme spreco di risorse. In termini strettamente energetici, come testimonia un lavoro di ricerca del Nutrition Ecology International Center (NEIC), “gli animali d'allevamento sono davvero inefficienti come macchine per convertire proteine vegetali in proteine animali; di conseguenza, per produrre cibi animali vengono consumate molte più risorse rispetto a quelle necessarie per la produzione di cibo vegetale. Questo enorme spreco di risorse è una delle conseguenze meno pubblicizzate, ma la più devastante, della tanto decantata Livestock revolution (Rivoluzione del bestiame)”. È innegabile che questo spreco di risorse provochi un enorme impatto ambientale sul pianeta. Come affermato dal World Watch Institute, “con l'evolversi della scienza dell'ecologia, è ormai assodato che gli appetiti umani per la carne animale siano la vera forza scatenante di tutte le principali categorie di danno ambientale che in questo momento minacciano il futuro dell'umanità: la deforestazione, l'erosione, la scarsità d'acqua, l'inquinamento dell'aria e dell'acqua, i cambiamenti climatici, la perdita di biodiversità, l'ingiustizia sociale, la destabilizzazione delle comunità e la diffusione delle malattie”. Già nel giugno 2010 le Nazioni Unite, attraverso il Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente (UNEP), hanno affermato che la transizione verso una dieta priva di prodotti animali è una delle vie da seguire per risolvere i problemi ambientali e alimentari che affliggono il pianeta. Per la salute. Molti studi scientifici svolti negli ultimi cinquant’anni hanno fornito significativi risultati relativi ai vantaggi per la salute di un’equilibrata dieta vegetariana. Ad oggi non tutte le relazioni tra il cibo e la salute sono completamente chiare, ma è emersa l’evidenza che i vegetariani godono di un minore rischio di contrarre gravi malattie quali quelle cardiovascolari, molti tipi di tumori, l’osteoporosi, il diabete mellitus, l’obesità e l’Alzheimer, che hanno chiaramente un’insorgenza minore in chi evita i prodotti animali. Infine, come sostenuto dall’Academy of Nutrition and Dietetics, “una dieta vegetariana equilibrata, intesa sia come latto-ovo-vegetariana che vegana, è in grado di soddisfare le raccomandazioni correnti per tutti i nutrienti chiave, compresi le proteine, il ferro, lo zinco, il calcio, la vitamina D, la riboflavina, la vitamina B12, la vitamina A, gli acidi grassi omega-3 e lo iodio”. Per l’etica. La maggior parte di chi sceglie una dieta vegan è motivata dall’amore e dal rispetto verso gli animali, che non vengono più visti solo come fonte di cibo ma come vittime delle modalità con cui lavora l’industria degli allevamenti intensivi. In un allevamento ci sono da decine a centinaia di animali tenuti in cattività, spesso in condizioni di profondo disagio, di scarsa igiene e senza nemmeno lo spazio sufficiente per muoversi. Indeboliti da queste pessime condizioni di vita, gli animali destinati al macello contraggono frequentemente malattie che rendono necessario un uso massiccio di antibiotici e vaccini. Inoltre per massimizzare la produzione, gli allevatori sono autorizzati a impiegare ormoni e integratori per la crescita, che passeranno inevitabilmente nei prodotti derivati: carni e latticini. Molti degli animali destinati a scopi alimentari percorrono enormi distanze per essere trasportati nelle stalle o nei macelli, viaggi di migliaia di kilometri che rappresentano spesso una tortura (dall’essere lasciati fino a cinquanta ore di seguito stipati su un tir, alla privazione di acqua e cibo per evitare un eccesso di deiezioni, dall’uso di pungoli elettrici per farli scendere dai mezzi, ai dolori causati ai ruminanti dall’eccessiva fermentazione di una digestione impropria, dovuta al moto eccessivo e alle sollecitazioni del trasporto). Infine i macelli non lavorano nell’interesse della minor sofferenza possibile e della migliore qualità, ma sono piegati alle logiche della velocità (spesso l’animale non viene stordito prima dell’abbattimento e questo comporta un’agonia a volte lunga e cruenta). La catena di produzione di latticini e uova spesso non è migliore: oggi la produzione del latte determina dal un lato una forzatura nei cicli naturali di riproduzione e di allattamento e dall’altro la privazione del latte al cucciolo dell’animale, che viene allontanato anzitempo dalla madre e destinato al macello in modo tale che “niente venga sprecato”. Nel caso delle uova, la necessità di una produzione continua, come negli allevamenti in batteria, implica che migliaia di animali siano tenuti in gabbie piccolissime ed è praticamente impossibile consumare uova di produzione industriale senza che i pulcini maschi (che non producono uova e non sono della giusta razza per diventare polli) e le galline “vecchie” (cioè con appena due anni di vita, ma due anni di produzione intensiva) vengano macellati. Per la religione. La scelta di seguire il vegetarismo, può anche derivare da scelte filosofico-religiose, sia per chi ha abbracciato una religione in cui si prescrive il divieto del consumo di carne come l’Induismo, o per chi segue particolari percorsi spirituali o di ricerca interiore. Anche molte delle grandi religioni monoteistiche suggeriscono, o implicano, la rinuncia parziale o totale alla carne, motivandola con ragioni di salute (spirituale, mentale e/o corporea), attraverso una generale etica del rispetto verso tutte le forme di vita o differenziando tra animali “puri” ed “impuri”. |
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